mercoledì, gennaio 14, 2009

PENSIONI - AUMENTO ETA' PENSIONABILE

In linea di principio non è accettabile che ogni anno si possa tornare a introdurre modifiche peggiorative al sistema pensionistico, un bacino fortemente agevole per immediati e fruttuosi recuperi di risorse economiche per far fronte alle sempre crescenti esigenze del bilancio dello Stato.

            Detto questo, non può sfuggire all'attenzione che il prolungamento della vita della popolazione, italiana in particolare, necessiti di attente riflessioni per impedire al sistema previdenziale di entrare in crisi e di non reggere all'implosione che ne potrebbe derivare nel prossimo futuro, mettendo a rischio le pensioni sia dei giovani che dei meno giovani.

            Il circolo perverso che occorre superare è dato dal fatto che i pensionati sono troppi, i lavoratori attivi sono pochi, i contributi sono conseguentemente ridotti per pagare le pensioni nel futuro più o meno prossimo, a danno delle nuove generazioni.

            Si tenga,altresì, conto che molti lavoratori o dipendenti non vanno in pensione e restano al lavoro per necessità e poter continuare a percepire lo stipendio.

            I collocamenti in pensione dei dipendenti pubblici previsti dall'Inpdap per l'anno 2009 assommano a 125.700 che potrebbero salire a 160/170 mila includendovi l'innalzamento dell'età pensionabile delle donne.

            La spesa pensionistica aumenterà nel 2009 rispetto al 2008 del 4,2% fermo quasi restando il numero, per il 2009, di 15.983.215 pensionati in Italia.

            Il discorso non deve essere affrontato semplicemente affermando che occorre innalzare l'età pensionabile da 60 a 65, 67, 70 anni al solo scopo di far cassa, perché sarebbe un vulnus immorale ed iniquo a carico di molti di coloro che rappresentano già da tempo la categoria degli emarginati sociali.

            Sia chiaro, inoltre, che l'argomento delle riforma delle pensioni potrà essere affrontato solo se sarà bilanciato da adeguate contropartite che mitighino la insostenibile situazione  in cui versano i pensionati.

            Per ritornare a modificare, a così poca distanza di tempo, lo scalone della legge Maroni, il sistema pensionistico dovrebbe prevedere risorse economiche che diano garanzie riguardanti in particolare:

-          L'aumento degli assegni previdenziali per il recupero delle quote di 10 anni d'inflazione non corrisposta;

-          L'eliminazione dei gravi effetti riduttivi dovuti alla persistenza, nel sistema, delle penalizzanti pensioni d'annata;

-          La previsione di un pensionamento flessibile tra i 62 ed i 67 anni di età, tenuto conto del passaggio dal sistema retributivo a quella contributivo che nei prossimi anni produrrà per i futuri pensionati una maggiore riduzione dell'assegno pensionistico.

            Per dare una equa soluzione al sistema pensionistico si dovrà risanare il bilancio e diminuire il gigantesco debito pubblico, attraverso un seria e concreta lotta all'evasione fiscale e una drastica riduzione della spesa improduttiva.

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