Dopo la pausa estiva, si ripresentano in tutta la loro cruda pesantezza, le numerose, diffuse ed irrisolte problematiche rivendicative che hanno formato oggetto, nel corso del primo semestre del corrente anno, di proteste, di proclamazioni di stati di agitazione e di possibili azioni di sciopero da attuare nell'autunno "caldo"in arrivo.
In sintesi le principali tematiche riguardano il rinnovo dei contratti collettivi dei pubblici dipendenti; la riforma del modello contrattuale pubblico e privato; la remunerazione degli incentivi alla produttività; la riforma della P.A. alla luce del decreto legge 112/2008, convertito nella legge n.133/08, la tutela delle pensioni.
RINNOVI CONTRATTUALI
Nonostante la formale apertura del tavolo della trattativa all'Aran, la situazione si presenta gravida di incertezze e difficoltà sia sotto l'aspetto giuridico, per la vanificazione delle competenze per materia riservate alla contrattazione, sia sotto l'aspetto economico, per il dichiarato intendimento del governo di individuare risorse aggiuntive pari a 2,8 miliardi di €, appena sufficienti a coprire l'inflazione programmata per il biennio 2008-2009 pari a 3,2%, a fronte di una inflazione reale valutata al 7,6% dall'Istat e all' 8% dell'Unione Europea.
L'importo di 2.800 milioni di €.,che sarà contenuto nella prossima legge finanziaria
- 1.560 milioni di € per i dipendenti pubblici;
- 680 " " " prevalentemente assegnati a forze armate e pubbl. sicurezza.;
- 540 " " " vacanza contrattuale già prevista della legge finanziaria 2008 .
E' venuto meno, in altri termini, il criterio, da sempre punto focale delle trattative sindacali, di riconoscere, anche se in misura parziale, un quota dell'inflazione reale per alleviare la perdita del potere di acquisto degli stipendi e dei salari.
Si è discusso sull'adozione dell'indice presumibile di inflazione oppure sull'Ipca, indice dei prezzi al consumo armonizzato per i paesi dell'unione europea. Tutte soluzioni sulle quali, con gli opportuni approfondimenti volti a tutelare il potere di acquisto delle retribuzioni, potrebbe raggiungersi un accordo condiviso.
Purtroppo, l'obiettivo della riforma delle parti datoriali e del governo tende ad imporre un nuovo indice di costo della vita al quale ancorare le risorse economiche da attribuire nei contratti. In pratica si tratta di svuotare di contenuto l'indice inflativo, cercando di sostituirlo con nuove formule, come la distribuzione della produttività nella contrattazione decentrata.
Sempre nella prossima finanziaria saranno previsti 200 milioni di € destinati alla contrattazione integrativa sulla cui identità di scopo, però, esistono diffuse incertezze, in quanto si tratterebbe di somme riguardanti la sola riduzione di tagli apportati alla sicurezza.
DIPENDENTI PUBBLICI
Ormai è noto che i dipendenti pubblici sono le vittime più colpite dalla recente manovra d'estate con il taglieggiamento operato dal decreto legge 112/08, convertito nella legge n.133/08, che ha previsto:
la riduzione degli organici con il blocco del turn over;
- la riduzione delle quote di stabilizzazione dei precari;
- la riduzione delle risorse per il rinnovo dei ccnl 2008-2009, con il conseguente taglio degli stipendi;
- il congelamento delle risorse della contrattazione integrativa nel 2009.
Riferimenti più dettagliati li abbiamo già riportati nel comunicato n. 155/2008 del 30 luglio scorso.
RIFORMA DEL SISTEMA CONTRATTUALE
La triennalità in sostituzione dell'attuale durata biennale della parte economica del contratto, al punto in cui siamo, non può costituire motivo di rinvii o di mancato accordo.
L'adeguamento della durata del contratto rientra ormai nella logica del cambiamento del mercato del lavoro, del mutamento strutturale delle forme di lavoro e della globalizzazione dell'economia.
E' chiaro che la riforma del sistema contrattuale di per sé non potrà risolvere la grave situazione attuale in cui versa il nostro paese, prevalentemente dipendente da fattori internazionali, ma possono emergere elementi positivi che da un parte sostengano investimenti, ricerca ed innovazione, per dare maggiore competitività alla forze produttive, e dall'altra forniscano l'occasione per procedere al riordino degli ammortizzatori sociali e, soprattutto, alla detassazione a regime del salario della produttività.
Se non cresce la produzione non crescono i salari. A patto però che cresca effettivamente la lotta all'evasione e all'elusione fiscale.
Purtroppo, il trascorrere del tempo, molto più che nel passato, sta giocando a sfavore del lavoratori sia pubblici che privati, considerando il veloce deterioramento progressivo del quadro macro-economico internazionale, che vede, in particolare per l'Italia, avvertire segnali anche di rischio di recessione (vedasi Pil negativo a giugno -0,3%) che possono tendenzialmente rendere sempre più pesanti le manovre economiche e sociali con il trascorrere dei mesi.
Il sindacato non deve farsi coinvolgere nella tattica dei rinvii e delle discussioni superflue messe in atto dal Governo e finalizzate a ritardare, comunque, l'erogazione delle pur insufficienti risorse economiche proposte, perché si finisce col peggiorare lo status giuridico ed economico del dipendente che, in una situazione, come quella attuale, di anomalo rincaro del costo delle vita, non riesce a sopravvivere alla terza settimana del mese.
Si tenga conto che se non si raggiungono accordi entro settembre, prima, cioè, della definizione della prossima finanziaria, condivisa con l'Unione europea, le decisioni che saranno adottate in materia economico-finanziaria ed i danni conseguenti per i pubblici dipendenti, troveranno più difficoltà per essere rimediati.
Occorre, quindi, tentare di raggiungere accordi o pre-accordi che consentano magari di erogare, in via eccezionale e con la massima immediatezza, acconti o anticipi contabili sulle somme che saranno definite.
In passato sono state attuate queste forme di erogazione anticipata provvisoria.
IL SEGRETARIO GENERALE
Renato Plaja
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