COMUNICATO STAMPA
Si riporta il Comunicato stampa diramato, in data odierna, dalla Segreteria Generale dopo l'incontro con il Ministro Brunetta e il documento Confsal consegnato dal Segretario Generale.
INCONTRO BRUNETTA-SINDACATI:
Roma, 04 giugno. Il segretario generale della Confsal, Marco Paolo Nigi, ha incontrato, questa mattina alle ore 11,00, il Ministro della P.A. e dell'Innovazione Renato Brunetta per una consultazione sul "Piano Industriale" dallo stesso Ministro presentato nei giorni scorsi.
Durante l'incontro il segretario generale Nigi ha ribadito l'indiscutibile maggiore rappresentatività della Confsal, quarta Confederazione in assoluto nel panorama sindacale italiano. Inoltre ha fatto presente che "una buona riforma oltre che nascere da un'analisi completa e corretta dell'esistente, da una attendibile valutazione del fabbisogno, dalla definizione di obiettivi di breve e di medio periodo, richiede soprattutto un adeguato accertamento della disponibilità delle necessarie risorse".
Il Ministro ha condiviso quanto espresso dalla Confsal ed in particolare ha dichiarato di farsi parte attiva affinché, come più volte sottolineato da Nigi, venga, con la riforma e nei fatti, restituita ai pubblici dipendenti la giusta considerazione sociale, la necessaria autorevolezza per assolvere con efficienza ed efficacia il proprio ruolo, nonché il dovuto riconoscimento economico legato ad una maggiore professionalità.
"Quanto evidenziato nell'incontro di questa mattina ha concluso Nigi, - costituisce sicuramente un buon viatico per le consultazioni tecniche che inizieranno alle 18,30 di oggi".
RIFORMA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
IL PIANO DEL MINISTRO DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE
PRIME OSSERVAZIONI DELLA CONFSAL
Una buona riforma organica nasce da una analisi completa e corretta dell'esistente, da una attendibile valutazione del fabbisogno, dalla definizione di obiettivi di breve e di medio periodo e dall'accertamento della disponibilità delle necessarie risorse finanziarie.
Una buona idea di riforma, la prefigurazione di possibili percorsi e l'individuazione di strumenti di intervento non sono sufficienti a disegnare un progetto organico di riforma e a realizzarlo compiutamente.
Tanto premesso,
Ed è con un responsabile atteggiamento positivo che
Si è in presenza di una analisi della situazione attuale alquanto incompleta e non sempre approfondita.
La proposta disegna un intervento riformistico puntando decisamente sulla "rimozione dello status del fattore umano e professionale" confidando sull'introduzione di nuove regole per costruirne uno moderno e funzionale ad obiettivi di qualità e, nel contempo, di economia.
Omette di considerare altri importanti fattori riguardanti l'erogazione dei servizi, quali l'arretratezza dell'innovazione tecnologica e la scarsa funzionalità e/o precarietà dell'ambiente di lavoro, oltrechè la quantità delle risorse da investire.
Ma non può non evidenziare che la produttività del dipendente pubblico e l'efficienza delle Pubbliche Amministrazioni dipendono anche da fattori legati alla disponibilità di strumenti evoluti e di un ambiente di lavoro sicuro e funzionale.
La vera questione del fattore umano nelle Pubbliche Amministrazioni non è costituita, in comparazione con i maggiori Paesi dell'Eurozona, da un esubero complessivo del personale, ma dalla composizione, distribuzione e gestione degli organici.
La composizione degli organici attuali del Pubblico Impiego è caratterizzata da un preoccupante invecchiamento, dovuto al ricorrente blocco del turn over e dal diffuso e prevalentemente immotivato fenomeno del precariato consolidato. Invecchiamento ed instabilità dei dipendenti pubblici rendono difficili mirati interventi di formazione indispensabili per l'avvio dei processi di innovazione tecnologica.
La distribuzione degli organici risulta accentrata in relazione all'attuale e soprattutto prospettico decentramento dei poteri istituzionali e del conseguente trasferimento delle funzioni amministrative. Accentramento e distribuzione disequilibrata sul territorio provocano inefficienze delle Pubbliche Amministrazioni laddove esiste un eccessivo accentramento o deficienza di organico e/o di copertura dello stesso.
La gestione del personale pubblico da tempo è caratterizzata da contratti scaduti e/o bloccati, da esigue risorse contrattuali, da illogici tetti retributivi, dall'impossibilità di riconoscere trattamenti retributivi differenziati corrispondenti alla qualità delle prestazione e all'assunzione dei diversi livelli di responsabilità.
Altra importante questione da affrontare in sede di analisi è costituita dalle marcate specificità e dal diverso status delle Pubbliche Amministrazioni. Ogni organizzazione amministrativa ha avuto un percorso storico in relazione alle dinamiche socio-politiche e tecnologiche e ai ricorrenti interventi legislativi e amministrativi e, pertanto, necessita di un intervento riformistico "non omologato" e "specifico", seppure informato ai principi condivisi presenti nella proposta ministeriale.
Da una attenta lettura della proposta del Ministro,
Ø considera merito indubbio del Pubblico Impiego l'adeguato tasso di scolarità, soprattutto quando è unito al superamento di un regolare concorso pubblico;
Ø imputa la bassa mobilità nel Pubblico Impiego all'assenza di seri incentivi. Peraltro, la comparazione del fenomeno mobilità fra settore pubblico e privato meriterebbe un serio approfondimento;
Ø valuta improponibile la semplice comparazione dei livelli retributivi fra settore pubblico e privato. Al contrario sarebbe interessante una comparazione effettuata con metodo corretto partendo dall'analisi delle diverse strutture retributive (incidenza della retribuzione fondamentale e di quella accessoria, nelle sue diverse categorie). Altro aspetto che non rende omogenei i termini di comparazione è quello che nel pubblico impiego la retribuzione emerge completamente ed è trasparente, mentre nel privato impiego non sempre emerge relativamente a quella accessoria.
Inoltre, nella proposta ministeriale si afferma che la produttività media dei dipendenti pubblici e l'efficienza media delle organizzazioni pubbliche sono "assai basse" rispetto agli altri Paesi competitori.
In materia, anche la comparazione con il settore privato, a parere della Confsal, è improponibile. Peraltro spesso gli indici applicati nel settore privato risultano inapplicabili nel settore pubblico: si pensi agli indici di funzionamento in Fiat comparati agli indici di funzionamento sull'organizzazione amministrativa di Palazzo Chigi o del Ministero della Giustizia, delle Agenzie Fiscali, della Scuola, dell'Università, ecc
Queste ed altre problematiche dovrebbero indurre le istituzioni pubbliche, Governo e Parlamento in primis, a seguire la strada di una analisi più rigorosa e completa dello status delle Pubbliche Amministrazioni in Italia, con l'assunzione di metodi il più scientificamente corretti di indagine e di comparazione.
Ogni intervento riformistico legislativo e/o amministrativo nelle Pubbliche Amministrazioni deve basarsi su una seria conoscenza della loro situazione e possibile evoluzione.
Ma, nel contempo,
Ultima ed ovvia osservazione della Confsal è quella che in Italia la storia delle riforme fallite è stata contraddistinta dalla filosofia del "costo zero" o, peggio, da quella "dell'economia e del risparmio quale primo obiettivo".
In conclusione,
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