giovedì, settembre 15, 2005

LA TUTELA DELLE PERSONE CON HANDICAP E LE LACUNE DELL’ ATTUALE NORMATIVA

La recente sentenza della Corte Costituzionale (n. 233 del 16 giugno 2005), ha iniziato a far luce su una delle enormi lacune della normativa sulla tutela delle persone con handicap.
Nel caso specifico, una lavoratrice aveva chiesto all’INPS di poter fruire del congedo straordinario della durata di due anni, previsto dall’art. 42, quinto comma del decreto legislativo 26 marzo 2001, per poter prestare assistenza al fratello convivente, portatore di handicap grave.
L’ interessata aveva precisato che suo padre era deceduto e che sua madre era affetta da invalidità totale, con diritto all’indennità di accompagnamento.
Purtroppo la normativa in questione prevede il diritto, per il fratello o la sorella del soggetto portatore di handicap, al congedo straordinario, solo nel caso di decesso di entrambi i genitori.
Per questo motivo l’I.N.P.S. aveva rigettato la domanda e anche il Tribunale di Vercelli, chiamato a dirimere la questione, aveva ritenuto valide le tesi dell’I.N.P.S..
Successivamente, la Corte d’appello di Torino ha sollevato la questione di illegittimità costituzionale, per contrasto con l’art. 3 della Costituzione, della norma di legge in discorso rilevando che l’art. 42, comma 5, del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, regola in modo differente situazioni simili.
La Corte Costituzionale con sentenza n. 233 del 16 giugno 2005, ha ritenuto la questione fondata e ha dichiarato “l’illegittimità costituzionale dell’art. 42, comma 5, del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 nella parte in cui non prevede il diritto di uno dei fratelli o delle sorelle conviventi con soggetto con handicap in situazione di gravità a fruire del congedo ivi indicato, nell’ipotesi in cui i genitori siano impossibilitati a provvedere all’assistenza del figlio handicappato perché totalmente inabili”.
Questa Sentenza è una conferma dell’estrema lacunosità di questa normativa, piena di carenze e contraddizioni che, nata per tutelare le persone affette da handicap, si è dimenticata proprio dei diretti interessati.
Infatti, i possibili fruitori del congedo straordinario biennale sono, secondo il legislatore, una cerchia ristrettissima di persone e se la ratio è quella di rendere compatibile l’attività lavorativa del soggetto portatore di handicap grave con la tutela della sua salute, è impensabile che, per arrivare a quest’obbiettivo, ci si discosti da quanto previsto dalla Legge 5 Febbraio 1992, n.104 (LEGGE-QUADRO PER L''ASSISTENZA, L'INTEGRAZIONE SOCIALE E I DIRITTI DELLE PERSONE HANDICAPPATE).
Infatti, l’articolo 33 della Legge 104/92, in tema di agevolazioni individua i destinatari proprio nel genitore, il familiare lavoratore e, naturalmente, la persona handicappata maggiorenne in situazione di gravità.
Inoltre, altra cosa grave e purtroppo passata quasi inosservata, l’articolo 33 della Legge 104/92 è stato modificato dall’'art. 19 della Legge n. 53/2000 e, pertanto, mentre la normativa precedente prevedeva per il lavoratore con handicap grave, la possibilità di usufruire, nel corso del mese lavorativo, di due ore di permesso giornaliero e tre giorni di permesso mensile, adesso, in base alla nuova normativa, ne può usufruire alternativamente ovvero, così com’è stato interpretato dall’INPS e dall’INPDAP, se un lavoratore con handicap grave un mese decide di usufruire delle due ore di permesso orario giornaliero, non può, nel corso dello stesso mese, usufruire dei tre giorni di permesso retribuito.
Purtroppo quest’orientamento legislativo, invece che dare maggiori diritti a cittadini svantaggiati, preferisce togliergli quelle poche agevolazioni che sono state create proprio per favorirne l’integrazione sociale.
E’ auspicabile che quanto prima il legislatore si renda conto di quest’amara realtà e modifichi le due norme dando nuovamente il diritto, al lavoratore in condizioni di handicap grave di usufruire, nel corso dello stesso mese lavorativo, sia delle due ore di permesso retribuito giornaliero, che dei tre giorni di permesso mensile e, per quanto riguarda il congedo straordinario biennale, sia data la possibilità di usufruirne innanzitutto al soggetto interessato, ovvero il lavoratore portatore di handicap grave, nonché ai familiari a lui più vicini, come ad esempio il coniuge.
Sarebbe finalmente una vittoria del buon senso e della concreta solidarietà a beneficio delle persone handicappate e dei propri familiari, utile anche a quella parte di mondo politico che, occupandosi di tali problematiche, riacquisterebbe maggiore credibilità.
Stefano Innocentini: n. 36 del 15 settembre 2005, settimanale "Società - Cultura - Lavoro" della Confederazione Generale Sindacati Autonomi Lavoratori . CONF.S.A.L.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Carissimo Stefano, purtroppo la situazione che descrivi si commenta da sola.
Si parla tanto di handicap e di come sostenere le persone portatrici di handicap, poi si viene a scoprire quello che tu legittimamente denunci.
Allora cosa pensare?
Probabilmente ancora una volta i nostri politici potranno dire che si stanno occupando delle persone socialmente svantaggiate, mentre, nella realtà, è più quello che tolgono rispetto a quello che danno.
Forse, come si usa dire, una malattia rara è rara finché non colpisce noi stessi o qualche nostro familiare.
Così è anche con l’handicap.
Forse, se chi è chiamato a legiferare, vivesse la realtà dell’handicap starebbe più attento a certe “dimenticanze” (come nel caso del congedo biennale) e ci penserebbe non una ma cento volte prima di togliere determinati diritti ( come nell’esempio della modifica dell’art. 33 della L. 104/92).
Vediamo la prossima legislatura cosa sarà in grado di fare.

Anonimo ha detto...

Sono una donna portatrice di handicap e con invalidità civile.
Essere dichiarati persona con handicap grave ai sensi della L. 104/92 non è cosa facile e, sopratutto, parecchio stressante, visto le numerose visite di acccertamento alle quali si viene sottoposti, sempre visti come dei possibili "furbi" da smascherare. Per non parlare poi dei tempi biblici che intercorrono tra le vistite collegiali e il riconoscimento efettivo.
Tutto questo, per ottenere dei sacrosanti benefici.
Ma se mi hanno tolto i tre giorni al mese di permesso ( che utilizzavo per gli accertamenti sanitari periodici) e non mi danno la possibilità di usufruire del congedo straordinario biennale, (del quale Dio solo sa quanto ne avrei bisogno almeno per compensare quei giorni che mi sono stati "rubati" con la modifica alla legge 104/92)allora mi chiedo: QUALI SONO I BENEFICI PER NOI PORTATORI DI HANDICAP?
Alcuni benefici vengono dati ai nostri familiari ( per fortuna) ma i diretti interessati?
E' assurdo che veniamo esclusi da una norma che ci riguarda direttamente ed è ancora più assurdo che invece di migliorare una legge, essa sia peggiorata diminuendo i giorni di permesso a disposizione di chi ne ha veramente bisogno.

Anonimo ha detto...

Io credo che l'importo esiguo delle pensioni di inabilità derivi pure dalla circostanza che chiunque, seppur affetto da un raffreddore, ci voglia mettere le mani sopra.
Immaginate la stessa torta da ripartire fra 10 oppure fra 1000 persone. L'orientamento dei politici, più propensi a dare un pochettino a ciascuno anzichè il giusto a chi ne ha diritto, ne fa il resto.
Mettere le mani sulle pensioni di invalidità per i "raffreddati" (diciamo così) è semplicissimo: con i ricorsi ai tribunali civili!
In materia vige una normativa che rende praticamente impossibile alla pubblica amministrazione difendersi.
Vi è poi il "vezzo" dei giudici di nominare (non rispettando una specifica norma del codice di procedura civile che parla di turnazione) sempre gli stessi periti per valutare, "super partes" (si fa per dire), se ricorrono i requisiti sanitari per concedere le prestazioni.
E vuoi che un perito che dalle perizie campa non si metta (nel dubbio e seppur in buona fede) a distribuire pensioni a destra e a sinistra (pardon: a manca)?

Anonimo ha detto...

salve a tutti il mio vuole essere solo uno sfogo...sono una donna di 47 anni , lavoro da quando ne ho 14....sono amareggiata e triste mia figlia si vorrebbe sposare ma non possiamo permettercelo, perciò vive me con assieme al suo compagno, l'altro figlio ora andrà a lavorare all'estero e non riuscirò nemmeno a regalargli un minimo di cose utili per la casa....ho dovuto mettere una protesi a 40 anni chi può pagare 30.000,00 euro per denti quasi veri ???
cerco di essere sempre ottimtsta e allegra non voglio mai far pesare a nessuno tutti i miei disagi, ma ogni tanto lo sconforto ne ha il sopravvento.....lavoro tanto ma questo basta per poter arrivare solo al 20 del mese....e poi sfogli i giornali e vedi persone che si possono permettere di buttare soldi di mesi di lavoro in una borsa o in un abito.....io ho sempre diviso tutto con tutte le persone che vicino a me avevano bisogno anche se non erano parenti.....non credso d'essere sbagliata io
voglio credere con tutto il cuore che le persone danarose oltre che a buttre tutto in abiti feste e viaggi facciano almeno della beneficenza !!!!!!
un bacio e grazie

Anonimo ha detto...

Ciao,leggendo questo articolo mi sono sentita meno sola nella lotto per i disabili.Mio fratello 30 anni con ritardo mentale medio-grave è a carico dei miei genitori,mio padre invalido al 77% per cardiopatia dilatativa e mia madre al 100% per avere avuto un tumore al retto.Dopo la terza visita per ottenere il 100% ci arriva a casa una bella letterina...mio fratello è migliorato:gli hanno dato il 70% quando prima aveva il 90%.Inoltre è iscritto nelle liste dell'ufficio per l'impiego ed è stato chiamato 7 volte per le varie visite per poi chiamarlo presso una industria che lavora il ferro...può un disabile con ritardo mentale medio grave lavorare il ferro caldo???Attualmente è inserito in una cooperativa nella quale tutti gli altri ragazzi hanno una borsa lavoro da parte della provincia adi Ascoli Piceno ma mio fratello no...noi siamo abruzzesi e la provincia di Teramo non puo dare borse lavoro per una cooperativa di Ascoli Piceno!(a meno che on si faccia un anno presso il centro di igiene mentale...questo è quello che mi hanno consigliato).Cosi mio fratello dovrebbe vivere con quelle 250 euro al mese,e poi si parla di socializzazione dei disabile,dell'importanza delle attività sportive...anche quelle si pagano!
So che quello di mio fratello non è l'unico caso ed è per questo che dobbiamo muoverci almeno noi familiari!!!

Anonimo ha detto...

Sono fisioterapista coordinatore di un importante ente per la riabilitazione milanese e mi occupo di disabilità da 25 anni.
La necessità di un migliore sostegno economico alle famiglie è reale, la pensione non basta, la badante costa troppo, i vestiti e le vacanze sono un lusso quando fai fatica a soddisfare i bisogni primari, ecc....
Qualcuno,ma dico solo qualcuno,decide pur ridotto alla fame, che non si può rinunciare all'abbonamento a Sky, al cellulare con videocamera, al televisore al plasma...questione di scelte, personalmente non li ho e uso quei soldi per altro.
Ma i più fanno fatica.
Non è vero che lo stato è assente, a differenza di molti stati in Italia il disabile può avere gratutitamente il medico di base, visite specialistiche, esami vari, ricovero ospedaliero, ricovero per la riabilitazione, la fisioterapia e altri programmi terapeutici, i farmaci,gli ausili, la pensione di invalidità, l'accompagnamento, la legge 104...
CERTO SI POTREBBE FARE ANCORA MEGLIO a partire dal contenimento degli sprechi. Il settore fa acqua da tutte le parti. Basti pensare che solo nel settore ausili gli errori hanno costi sociali elevatissimi: spesso vengono prescritti da ospedalieri che non hanno nemmeno visto la casa del paziente, spesso non si prendono le misure, i collaudi vengono fatti d'ufficio ,gli ausili sbagliati finiscono in cantina, il disabile ne chiede un altro che la ditta fornitrice farà di tutto per fargli avere.
E LO STATO PAGA.
Io lavoro in equipe: l'ausilio lo sceglie il fisioterapista con il paziente, il medico prescrittore e il tecnico ortopedico che si reca a domicilio a prendere le misure. Poi l'ausiliio viene provato e solo se va bene lo si prescrive. Risultato NIENTE SPRECHI e la ASL autorizza al 99%.
Il mondo della disabilita e l'Italia hanno bisogno di USARE IL BUON SENSO E LA BUONA VOLONTA'. Spesso i politici non hanno nè l'uno nè l'altro.
La nuova riforma della riabilitazione in Lombardia nè un esempio: sprechi e difficoltà per tutti.