venerdì, dicembre 29, 2006

Il calendario 2007 con gli eroi e i martiri d'Italia.

Chiunque può stamparlo liberamente o inviarlo a un amico. Non se ne può fare, ovviamente, uso di lucro. Può essere che tra le tante vittime qualcuna non sia stata citata. Inviate l'informazione e sarà aggiunta. Può essere che il calendario contenga qualche errore. Segnalatelo. Alcune volte le vittime erano più di una nella stessa data, ma solo una è stata citata. Leggendo i nomi dei caduti giorno dopo giorno l'Italia appare un teatro di guerra. Tra onesti e disonesti. Tra servitori dello Stato e criminali, terroristi e politici corrotti. Una guerra aperta a ogni soluzione. Una guerra in corso il cui esito non è scontato. Non è detto che vincano i nostri. Ed è anche difficile capire chi sono i nostri, chi i loro. E se questo Paese può ancora chiamarsi Stato di diritto.

(www.beppegrillo.it)

giovedì, dicembre 21, 2006

PROSEGUE L’ ATTACCO AGLI STATALI!

Come se tutti i guai del paese dipendessero dai lavoratori dello Stato.
I nullafacenti. Perché e come reagire alla più grave ingiustizia della nostra amministrazione pubblica. Questo è il titolo dell’ultima “fatica” letteraria di un nemico giurato degli sprechi pubblici, ovvero, secondo la sua opinione, gli impiegati statali.
Ebbene si, ogni tanto tornano. Luoghi comuni duri a morire che, ogni qualvolta un governo è in crisi, tornano a galla e, con un’abile regia, sono spacciati come verità assolute, perdendo tempo e soldi a discutere di un problema che è spacciato come tale, ma, in realtà, non è un problema così grave da giustificare un libro, numerosi articoli su quotidiani e periodici nonché l'istituzione di organi indipendenti di valutazione. Il Prof. Pietro Ichino, per spiegare il suo libro, parte da questi presupposti:
"Perché, mentre si discute di tagli dolorosi alla spesa pubblica per risanare i conti dello Stato, nessuno propone di cominciare a tagliare l'odiosa rendita parassitaria dei nullafacenti?"
Già il 24 agosto 2006, dalle colonne del "Corriere della Sera", Pietro Ichino aveva reso pubblico il progetto dell'istituzione di organi indipendenti di valutazione (OIV) capaci di stimare l'efficienza degli uffici pubblici e dei loro addetti, per consentire il licenziamento nei casi più gravi.
Il Governo intende andare avanti su questa strada tanto è vero che, in data 14 dicembre 2006 è stato presentato un progetto di legge-delega per l’istituzione di un’autority sull’impiego pubblico.
Purtroppo dobbiamo constatare che lo sport preferito da alcuni continua ad essere quello di sparare sugli statali per nascondere i veri responsabili del dissesto della pubblica finanza. Comodo e qualunquistico. Davvero sconcertante per un docente universitario, ovvero un dipendente pubblico, appartenente ad una categoria notoriamente tra le più controverse, soprattutto per i troppi privilegi, e che non ha mai brillato in efficienza. Si potrebbe tranquillamente esclamare: “Da che pulpito viene la predica”.
L'unico effetto della campagna scatenata da questo libro è la caccia agli statali, streghe o moderni untori di manzoniana memoria ovvero e capri espiatori usati per nascondere la vera causa della malattia. Che poi tra gli statali ci sia qualche fannullone che, grazie alla incapacità gestionale della classe dirigente, la quale non riesce a motivare sufficientemente il lavoratore sia dal punto di vista economico-funzionale che dal punto di vista normo- amministrativo, è vero e condivisibile. Ma da qui a dire che questa è la strada per risanare la pubblica amministrazione c'è di mezzo il mare! Tanto più che gran parte dell'inefficienza della stessa dipende dall'organizzazione del lavoro e non dalla scarsa produttività del singolo.

sabato, dicembre 09, 2006

L’ ARTE VIOLATA: S. MARCELLO AL CORSO (ROMA)

S. Marcello al Corso è una chiesa di grande importanza, per la sua antichità e per le opere d’arte in essa conservate.
La tradizione vuole sia stata fondata intorno al 310 dall’omonimo pontefice, poi martirizzato sotto Massenzio. Fu ricostruita nel XII secolo, e, dopo un incendio, nuovamente a partire dal 1519, invertendo l’orientamento in origine opposto all’attuale, su progetto di Jacopo Sansovino, sostituito nel 1527 da Antonio da Sangallo il Giovane e Annibale Lippi, per essere completata nel 1592. La facciata fu invece eretta da Carlo Fontana nel 1682-86, mentre la decorazione interna proseguì nel Settecento.
L’ omonima Piazza sembra quasi abbracciare la facciata della Chiesa mettendo in maggior risalto la sua bellezza architettonica. Chi transita per Via del Corso, ha quasi l’ impressione di trovare una piccola ma stupenda oasi tra i tanti e immensi palazzi che la compongono. Purtroppo, anche questa Piazza sta vivendo un lento declino e, come spesso accade, è proprio per colpa dell’ incuranza e trascuratezza sia dei cittadini che delle Istituzioni chiamate a vigilare.Da tempo, all’ ingresso della Piazza, è stato apposto un cartello di segnaletica che indica la piazza come “area pedonale” e, nel contempo, autorizza il parcheggio ai portatori di handicap forniti di apposito permesso.In realtà c’è un equivoco in quanto i posti per portatori di handicap sono solo 4, come si può vedere dalla foto.
Tutte le altre vetture o hanno il contrassegno invalidi, ma non per questo hanno il diritto di parcheggiare, oppure non hanno alcun contrassegno. Il risultato finale lo possiamo ammirare nella fotografia a destra.
A questo punto sorge spontanea la domanda: perché nessuno interviene? Qualche volta si vedono i Vigili Urbani multare qualche macchina, ma ogni giorno il problema si ripresenta. Inoltre, molto spesso ci risulta che sono multate solo le macchine prive di contrassegno invalidi mentre, il parcheggio è vietato a tutte le vetture tranne le quattro che hanno il loro apposito spazio con tanto di cartello.
ATTENDIAMO FIDUCIOSI.
Stefano Innocentini: "Sindacato - Cultura - Lavoro" mensile dell' UNSA BENI CULTURALI Marzo 2006

martedì, novembre 14, 2006

Pensioni e riforma! Riforma e pensioni!! Riforma delle pensioni!!!

Il vero problema è la mancata campagna informativa sui cambiamenti, innanzitutto di tipo culturale, conseguenti al passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo.
Palese è inoltre la contraddittorietà del provvedimento sul Tfr.
Il fine dello sviluppo della previdenza complementare è del tutto incompatibile con quello di far convergere risorse finanziarie allo Stato.
Inoltre, si avverte un indebolimento delle strutture portanti del processo di riforma.
Ma se si aprono più problemi di quanti se ne risolvano, questo non sarà l’ultimo intervento sul sistema previdenziale.

venerdì, novembre 03, 2006

Napoli e l'indulto

L’indulto ha generato nelle organizzazioni criminali un senso di impunità senza precedenti. Ben 1.000 reati sono stati finora compiuti da chi è stato scarcerato. Tra questi anche alcuni omicidi. L’indulto non ha neppure risolto il problema delle carceri. La prova provata è Regina Coeli la cui popolazione carceraria è passata da 900 detenuti pre-indulto, a 746 post-indulto, per raggiungere i 980 attuali. L’indulto è servito solo ai furbetti del parlamentino, oltre che alla criminalità organizzata. Previti è tuttora in Parlamento. Molti processi contro chi ha commesso reati contro la pubblica amministrazione non si terranno grazie all’indulto e chi sarà condannato beneficerà di sconti di pena fino a tre anni. E, in questo clima di dissoluzione del senso civico e morale nel Paese, ci meravigliamo di ciò che accade a Napoli? Se non facciamo, presto, piazza pulita delle leggi contro la giustizia volute da Berlusconi e non mettiamo le Procure nelle condizioni di operare dando loro strumenti e mezzi finanziari, quello che succede a Napoli sarà solo l’inizio. L’indulto è stata un’operazione scellerata, sia dal punto di vista morale, che da quello politico. L’Unione è oggi vista dai cittadini come unica responsabile del clima di lassismo nel Paese e dei delitti conseguenti all’indulto. Dimenticandosi che l’indulto è stato votato da una maggioranza bipartisan e che il partito che ne ha avuto i maggiori benefici è stato Forza Italia. Davvero una grande operazione di comunicazione. (dal post di Antonio Di Pietro del 2 novembre 2006)

martedì, settembre 05, 2006

Custodiamo il custode

L’ uomo, sin dai tempi più remoti, ha sempre visto nella figura del custode, quanto di più rassicurante e protettivo potesse esistere.
Il custode è colui che protegge, si prende cura di qualcuno o qualcosa, tutela, sorveglia. E’ una presenza rassicurante e discreta.
Nella mitologia romana, Giano era il dio custode dell'universo ed il dio dell'inizio. Era una delle divinità romane più importanti, il primo ad essere invocato nelle preghiere, prima ancora di Giove. È Ovidio che lo indica come custode dell'universo e per questo, la sua effige viene messa ad ogni ingresso. Egli apriva e chiudeva ogni cosa, guardava all'interno e all'esterno, da qui la sua raffigurazione bifronte.
Fornace era, invece, custode del buon funzionamento del forno per il pane il cui culto fu introdotto da Numa Pompilio.
Anche qualcosa di intangibile, come la memoria, può essere custode, ad esempio, del tempo, perché in essa il tempo è contenuto e trattenuto.
Persino una città può essere custode, ad esempio, del proprio patrimonio di storia ed arte.
Recentemente, due quotidiani nazionali, “Il Sole 24 Ore” e “La Nazione”, hanno riportato le dichiarazioni di Antonio Natali, Direttore della Galleria degli Uffizi, in merito alla grave e cronica carenza di custodi nel Museo da lui diretto.
E’ un grido di allarme che va preso in seria considerazione poiché, come dichiara lo stesso Natali, “viene messa a dura prova la possibilità di sorvegliare adeguatamente i tesori conservati all'interno del museo, soprattutto in questa stagione, perché i turisti aumentano e ci sono le ferie dei dipendenti. Basti dire che per coprire i 7mila metri quadrati della Galleria servirebbero almeno sessantacinque custodi per ognuno dei due turni di lavoro, e invece adesso non riusciamo a superare il numero di quaranta”.
In merito alla possibilità di assumere nuovo personale, il Direttore precisa, giustamente, che “Non possiamo farlo autonomamente: spetterebbe al Ministero, cioè allo Stato, che però ha il problema di alleggerire la spesa per il pubblico impiego. Neppure sostituisce chi va in pensione”.
In questo “caldo mese d’agosto” anche un altro quotidiano, “Il Mattino” nell’edizione del giorno 10, lancia un analogo allarme: “anche i custodi dei musei vanno in ferie. E l'assenza di una consistente fetta del personale - almeno il 40 per cento - si traduce nella chiusura al pubblico di alcune sale”. Polemico il sovrintendente del Polo museale Nicola Spinosa: «Troppi errori nella programmazione, il massimo che diamo, d'estate, sono quattro canzonette sul lungomare. Città inospitale? Direi proprio di sì».
A margine delle dichiarazioni del Dott. Natali, la Segreteria Regionale della Toscana del Sindacato UNSA Beni Culturali, così come riportato da “ Il Giornale” e “Il Sole 24 Ore, ha attaccato il direttore del museo accusandolo di «fare demagogia tramite la stampa e in pieno agosto» e auspicato che «invece di "sentire" un solo sindacato convochi - per quanto di sua competenza - al più presto tutte le OO. SS: ed affronti seriamente i problemi che ha denunciato, dato che i suoi conti non tornano». Secondo il sindacato, Natali sa bene che con meno di 50 custodi presentì per turno «si commette reato» così come si augura il non «inserimento di "tecnologie giocattolo" e la gestione della vigilanza "ballerina" a scapito della professionalità».
Alle dichiarazioni del Direttore degli Uffizi, risponde anche, sul “Sole 24 Ore” del 10 agosto, Gianfranco Imperatori, segretario generale di Civita, associazione che gestisce i servizi aggiuntivi di 50 musei. La sua proposta è molto semplice: «Per salvare gli Uffizi la custodia ai privati».
Non ci sono fondi, lo Stato ormai deve prenderne atto».
“Dove non arriva lo Stato si deve lasciare spazio ai privati. E’ questa la ricetta per sostenere i musei italiani e salvarli da un sicuro collasso per mancanza di fondi”.
Sembra quasi di assistere ad un’anticipazione del dibattito LA LIBERTÀ NELLE LIBERALIZZAZIONI. PIÙ SUSSIDIARIETÀ MENO STATALISMO (Meeting di Rimini 2006. N.d.A.), che ha visto contrapporre le tesi del centrodestra, esposte dal Senatore Giuseppe Pisanu, a quelle del centrosinistra, esposte dal Vice Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro ai Beni e Attività Culturali On. Francesco Rutelli.
Nel dibattito in questione, il Senatore Giuseppe Pisanu ha ulteriormente confermato la predilezione del concetto di “Sussidiarietà” da parte dello schieramento di centrodestra.
Così come ha ricordato lo stesso Pisanu, la nozione di sussidiarietà fu enunciata per la prima volta nel 1838, da Antonio Rosmini, quando disse: “Lo stato faccia solo quello che i cittadini non possono fare”. Centoventi anni dopo, il “Manifesto di Godesberg”, praticamente il manifesto dei socialdemocratici tedeschi, avrebbe ripreso questo concetto, dicendo più laicamente: “Il mercato ovunque possibile, l’intervento pubblico solo quando è necessario”.
Così come sappiamo, Il termine sussidiarietà deriva dal latino subsidium ferre che significa prestare aiuto e, nella terminologia militare romana, subsidium stava ad indicare le truppe di riserva che rimanevano dietro al fronte, pronte a intervenire in aiuto delle truppe che combattevano in prima linea.
Questo principio, nel nostro caso, sta a significare che le responsabilità pubbliche devono essere attribuite all’autorità territorialmente più vicina ai cittadini interessati e lo Stato deve intervenire solo dove e quando le Regioni e gli Enti locali (nel caso di sussidiarietà verticale) oppure la famiglia o le associazioni (nel caso di sussidiarietà orizzontale) non riescono assolutamente a provvedere.
Contestualizzando queste teorie nel discorso iniziale, potremmo affermare che la strada già intrapresa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, è proprio quella di un intervento sempre più massiccio, dei privati - per quanto intesi come associazioni o fondazioni e quindi senza scopo di lucro- nella gestione della cosa pubblica, ovvero dei musei statali.
Recentemente, il famoso e storico Museo Egizio di Torino, è stato affidato ad un’apposita Fondazione il cui presidente è Alain Elkann, uomo di cultura, giornalista e scrittore.
Questa sorta di “Privatizzazione” dei musei apre però una serie di interrogativi: il privato sa gestire la cosa pubblica meglio dello Stato? Un museo gestito da una fondazione è più efficiente e produttivo di uno gestito direttamente dal Dicastero competente? I custodi privati sono più bravi e preparati di quelli dipendenti dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali?
E’ difficile rispondere a queste domande, anche se, i soliti luoghi comuni, farebbero propendere per una risposta favorevole alla gestione privata.
Purtroppo, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali sin dalla sua creazione voluta dal Senatore Giovanni Spadolini - allora si chiamava Ministero per i Beni Culturali e Ambientali - non ha mai avuto fama di grande ed efficiente tutore e custode del patrimonio culturale italiano.
Nonostante tutto, sono convinto che una buona e diretta gestione dei beni culturali italiani da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, sia possibile e concretamente realizzabile. I tempi sono cambiati così come è cambiata, in meglio naturalmente, la mentalità e la professionalità degli operatori del settore.
Per quanto riguarda il caso specifico dei custodi, il Sindacato Nazionale Autonomo CONF.SAL – U.N.S.A. Beni Culturali ha sempre sostenuto la necessità di dotare il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, di un apposito “Corpo di Agenti di Custodia”.
Tutto sommato, non sarebbe una grande novità, poiché già altri Ministeri hanno dei Corpi analoghi, come ad esempio, il Corpo Forestale dello Stato, che fa capo al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, oppure la Polizia Penitenziaria, appartenente al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia. Non proseguo con l’elenco degli esempi perchè sarebbe esageratamente lungo, basti pensare alla Guardia di Finanza, ai Vigili del Fuoco o alla Polizia Municipale. Tutti Corpi appositamente creati per fini specifici e dipendenti da diversi Ministeri o da Comuni.
La creazione di un apposito Corpo degli Agenti di Custodia dei Beni Culturali darebbe maggiore professionalità agli addetti alla vigilanza e costerebbe sicuramente meno di un analogo Corpo gestito da privati.
Ad ogni buon conto una cosa è sicura: il principio di Sussidiarietà è interessante e condivisibile ma ogni volta che lo Stato necessita di un subsidium ferre, ovvero di aiuto, vuol dire che da solo non ce la fa e se necessita di aiuto questo è interpretabile più come una sconfitta dello Stato che una vittoria della libertà.
Ministro Rutelli, per favore, almeno tu di "qualcosa di sinistra" o perlomeno “di centrosinistra”.

domenica, luglio 16, 2006

LA PRESENZA POLITICA NELLE RELAZIONI SINDACALI

L’ incontro è fissato per il giorno 5 luglio 2006 alle ore 14, 30, ma si fa attendere per circa un’ora.
Il treno sul quale viaggia è in forte ritardo e di conseguenza tutto slitta alle ore 15, 30.
Nulla di grave, anche se il vero ritardo non è nell’orario di inizio dell’incontro con le parti sociali, bensì nel giorno.
Da tempo, tutte le Organizzazioni Sindacali del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, avevano chiesto un incontro con i nuovi vertici politici. Finalmente arriva e possiamo conoscere il Sottosegretario di Stato con delega alle relazioni sindacali.
Stiamo infatti parlando di Andrea Marcucci, 41 anni, nato a Barga, in provincia di Lucca. Nel presentarsi si alza rispettosamente in piedi, anche se al tavolo delle trattative sindacali è consuetudine intervenire rimanendo seduti. Inizia il suo discorso mettendoci al corrente dei suoi trascorsi politici, che peraltro già conoscevamo, essendoci informati prima sul suo profilo. La sua biografia, in breve, è la seguente: Imprenditore, si dedica all'attività politica dal '90, divenendo assessore provinciale alla Pubblica Istruzione e alla Cultura della provincia di Lucca. Dal 1992 al 1994. E’ deputato nelle liste del Partito Liberale Italiano.
Nel 1994 torna all'attività imprenditoriale e continua l'impegno politico, partecipando all'esperienza di Rinnovamento Italiano con Lamberto Dini.
Nell'aprile 2006 si candida al Senato in Toscana per Democrazia è Libertà - La Margherita. Primo dei non eletti, è chiamato a far parte del Governo Prodi in qualità di Sottosegretario di Stato.
La delega al personale, così ci spiega, l’ ha fortemente voluta poiché, sempre stando alle sue affermazioni, crede fortemente nell’importanza delle relazioni sindacali.
Dopo la sua presentazione arriva il turno delle Organizzazioni Sindacali che, attraverso i propri Segretari Nazionali, esprimono immediatamente il loro punto di vista sulle principali problematiche da affrontare. Pur nella diversità, c’ è uniformità di vedute sulla maggior parte degli argomenti portati al tavolo delle trattative che, in breve sintesi, sono i seguenti:
- Passaggi tra le aree: sono necessari al fine di dare una risposta ai lavoratori dell’area A e dell’area B. Servono anche per sbloccare i posti da destinare alla stabilizzazione dei lavoratori precari. E’ indispensabile riuscire ad ottenere l’autorizzazione per i suddetti passaggi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
- Precari: è urgente ottenere la stabilizzazione di 2147 unità di personale precario. A tal fine possono essere intraprese le seguenti strade:
• Utilizzo della procedura gia impiegata per la stabilizzazione del personale precario della protezione civile;
• Selezione blindata attraverso la percentuale del 50% per i titoli e 50% per il colloquio.
E’ chiaro che, a fronte delle pressanti richieste sindacali, si preferisce l’assunzione diretta degli stessi precari che hanno già lavorato negli scorsi anni presso il nostro Ministero. D’ altronde, gli stessi hanno tutti i requisiti di legge per aspirare a tale assunzione, ovvero alla stabilizzazione del loro rapporto di lavoro.
Riqualificazione: lasciare aperte, all’interno delle aree, le graduatorie in via permanente al fine di utilizzare le vacanze che si determinano per effetto delle cessazioni o per uscite anticipate dal servizio. E ancora:
ORGANICI:
ORGANICI D’ISTITUTO;
CCIM;
PEREQUAZIONE RETRIBUTIVA;
ARCUS;
FONDAZIONE EGIZIO;
CONTABILITÀ SPECIALI;
DIREZIONI REGIONALI;
SOPRINTENDENZE DI SETTORE.
Dopo aver ascoltato tutti gli interventi, peraltro abbastanza simili nella sostanza ma non nel rispetto dei tempi, il Sottosegretario ha
manifestato la sua disponibilità al confronto tanto che ha stabilito di tenere due riunioni in questo mese di Luglio e poi altre nei mesi a seguire.
Intanto, che dire di questo primo incontro? Innanzitutto, come già ha affermato il nostro Segretario Nazionale Giuseppe Urbino, si tratta di un incontro propedeutico, che destina per il futuro un referente politico per il confronto tra Amministrazione e Sindacati.
Ciò potrebbe semplificare il difficile rapporto esistente nelle relazioni sindacali e intersindacali, anche se bisogna star attenti all’ appesantimento del gioco dei tavoli separati che, se ancora dovesse perdurare, renderebbe inevitabilmente defatiganti ed inutili le trattative sindacali. Inoltre, occorre fare molta attenzione affinché la concertazione sindacale non diventi strumento di ricatto o costituisca strumento nelle mani di elementi sindacali allo scopo di tenere in ostaggio l’ Amministrazione e rendere superfluo l’ intervento sinergico di più soggetti sindacali che rappresentano i reali interessi del personale.
Ci auguriamo che alle parole ed alle buone intenzioni, seguano i fatti. Gli argomenti sono molti, di grande importanza e necessitano inevitabilmente di ulteriori approfondimenti. Al momento sembra che la volontà politica sia quella della disponibilità al confronto. Speriamo che non sia solo un’illusione.

martedì, giugno 13, 2006

IL PERCHE’ DELLA RICHIESTA DI REFERENDUM

Nella passata legislatura la maggioranza di centrodestra ha approvato in Parlamento la modifica della Costituzione soltanto con i propri voti. Cosa più grave, lo ha fatto non solo senza cercare l’accordo con la minoranza ma, addirittura, nonostante la ferma opposizione del centrosinistra, nonché delle principali associazioni sindacali, di categoria e della quasi totalità dei costituzionalisti italiani.
Per essere definitivamente approvata ed entrare in vigore, infatti, la riforma deve passare al vaglio dei cittadini, che dovranno esprimersi attraverso un referendum confermativo.
Il referendum lo potevano chiedere, e lo hanno fatto:
a) un quinto dei parlamentari
b) cinque consigli regionali
c) 100.000 cittadini
Per questo, entro la metà di febbraio del 2006, tutte le forze politico-sociali che si sono attivate in difesa della costituzione si sono impegnate alla raccolta di almeno 1 milione di firme.
Il referendum è quindi l’occasione per spazzare via questa obbrobriosa riforma, tanto più che, trattandosi di referendum confermativo e non abrogativo, il risultato sarà valido a prescindere dal numero di persone che si recherà alle urne (in altre parole non c’è il quorum del 50% degli elettori perché il referendum sia valido).

I motivi per cui è necessario impedire che questa riforma entri in vigore sono tanti.
Innanzitutto perché introduce un federalismo falso, confuso e spendaccione; mette in pericolo l’unità nazionale, colpendo i diritti fondamentali dei cittadini e creando discriminazioni tra gli stessi; indebolisce il potere di alcuni dei più importanti organi costituzionali dello Stato e ne altera pesantemente gli equilibri.

1) La Devolution
Il federalismo approvato dal centrodestra è un federalismo devastante, al tempo stesso eccessivo e fasullo. Da un lato, infatti, si trasferisce alle Regioni un insieme di competenze legislative così ampio e vasto, da minare alla base l’unitarietà dei diritti fondamentali dei cittadini e della concezione stessa dello Stato.
Passa infatti interamente ed esclusivamente alle Regioni la potestà legislativa in materie fondamentali quali sanità, scuola pubblica e sicurezza.
Il che significa immaginare un paese dove l’egoismo prevale sulla solidarietà e il localismo, secessionista sulla visione unitaria e sugli interessi generali del paese.
Se questa norma venisse confermata, potremmo avere tanti modelli di sanità quante sono le Regioni e, soprattutto, livelli di sanità diversi a seconda della grandezza e della ricchezza delle varie regioni.
Avremmo una scuola pubblica con programmi, indirizzi e orientamenti che potrebbero essere diversi a seconda delle varie regioni. Scuole diverse e processi formativi diversi che potrebbero portare alla formazione di cittadini di serie A e di serie B.
Avremmo le forze di polizia e del comparto della sicurezza in generale ridotte ad uno “spezzatino” regionale, coordinamento nazionale (e internazionale) tra le forze di polizia, indispensabile per fronteggiare una criminalità (e a maggior ragione, un terrorismo internazionale) che, oggigiorno, è sempre più “globale”.
Al tempo stesso, tuttavia, questa brutta copia di federalismo immaginato dal centrodestra nasce zoppa, in quanto, contemporaneamente, e già da diversi anni, il governo Berlusconi sta riducendo drasticamente i trasferimenti economici agli enti locali, sicché si verifica il paradosso di Comuni, Province e Regioni che hanno sempre più poteri ma sempre meno soldi per esercitarli.
La devolution prevede inoltre la trasformazione del Senato in “Senato Federale della Repubblica”, la cui composizione è integrata da rappresentanti degli enti locali, senza diritto di voto.
È questa una parte della riforma totalmente caotica ed irrazionale e che rischia di portare a pesanti conflitti tra i poteri legislativi dello stato (Camera, Senato Federale e Regioni). La riforma infatti lascia alla Camera il compito esclusivo di votare la fiducia al Governo e di legiferare sulle materie residue di competenza esclusiva dello Stato, salvo però il potere del Senato Federale di proporre modifiche su tali leggi, rinviando la legge stessa alla Camera. Al contempo il Senato ha la facoltà legislativa sulle materia di competenza concorrente tra Stato e Regioni. Ma la Camera può rinviare al Senato le leggi dallo stesso approvate (su materie di competenza concorrente tra Senato e Regioni). Sicchè si potrebbero realizzare paradossali situazioni di stallo istituzionale, su leggi sulle quali oltre al potenziale conflitto di attribuzioni tra Stato e Regioni – dato dal fatto che le loro funzioni sono concorrenti – vi potrebbero essere ulteriori contrasti tra la Camera ed il Senato Federale. Ma non basta. Perché anche il Governo può decidere di modificare le leggi approvate dal Senato Federale. E qualora il Senato Federale non accetti le modifiche proposte dal Governo la parola ultima sulla legge del Senato Federale spetterà alla Camera (!!!!).


2) Il Primo Ministro e gli altri Organi Costituzionali
Questa riforma, tenta di, introdurre nel nostro ordinamento la figura di premierato forte, anzi, così forte che molti costituzionalisti hanno provocatoriamente parlato di dittatura del premier.
Il Premier, infatti, potrebbe scegliere di revocare a propria discrezione i ministri. Diviene titolare assoluto del potere di scioglimento delle Camere, acquisendo così un formidabile strumento di pressione e di coercizione verso i parlamentari della sua maggioranza che, in ogni momento, in caso di mancata fedeltà alla linea politica del premier si troverebbero sottoposti alla spada di Damocle dello scioglimento delle Camere.
È prevista, è vero, la facoltà per il Parlamento di votare la sfiducia costruttiva al Premier, indicando il nome del nuovo Premier, ma tale sfiducia costruttiva può essere votata soltanto dalla stessa maggioranza che ha vinto le elezioni, con la conseguenza che, se il Premier è anche il leader di un partito, anche soltanto medio-piccolo, potrà sempre impedire, di fatto, la propria sostituzione e tenere in scacco l’intero Parlamento.
Lo strapotere del Primo Ministro è poi reso ancora più evidente dall’indebolimento dei poteri e delle funzioni degli altri organi costituzionali.
Il Presidente della Repubblica, di cui pure tutti gli italiani hanno ben chiaro il ruolo decisivo da sempre svolto nel nostro Paese – quale punto di equilibrio e di “mediazione” tra le forze politiche contrapposte e i diversi poteri dello Stato – viene ridotto al mero rango di notaio, senza più alcun potere o ruolo effettivo nei confronti del Governo e del Primo Ministro, avendo perso il potere di nomina dei Ministri e del Primo Ministro nonché quello di sciogliere di propria iniziativa le Camere.
Il Parlamento, in virtù del combinato disposto della riforma costituzionale e della nuova legge elettorale (che consente, di fatto, ai segretari di partito, in occasione di ogni elezione, di compilare a tavolino l’elenco dettagliato di chi entrerà o meno in Parlamento, togliendone il potere di scelta ai cittadini) è un Parlamento deputati e senatori a “sovranità limitata”. Soggetti non solo al permanente ricatto di scioglimento delle Camere da parte del Premier ma anche al permanente e stringente vincolo di comportamento dettato dalle segreteria dei propri partiti.
La Corte Costituzionale, che i Padri Costituendi hanno voluto porre come l’ultimo baluardo della nostra democrazia, a tutela del rispetto e della salvaguardia effettiva dello spirito e della norma della costituzione da parte del legislatore, nonché Giudice ultimo dei rapporti tra gli altri Organi Costituzionali, esce indebolita e resa, da questa riforma, meno autonoma dai condizionamenti della politica.


L’equilibrio interno della sua composizione viene infatti profondamente stravolto.
Mentre la Costituzione prevede, attualmente, 15 membri, nominati: 5 dal Presidente della Repubblica, 5 dalla Magistratura e 5 dalle Camere, la nuova riforma, pur lasciandone immutato il numero complessivo, ne stravolge gli equilibri, prevedente che i Giudici Costituzionali siano così designati: 4 dal Presidente della RE pubblica, 4 dalla Magistratura , 7 dalle Camere. È evidente che una Corte Costituzionale nella quale i componenti di designazione del potere politico passano da 1/3 alla metà (meno uno) è una Corte molto meno autonoma, forte ed indipendente e, conseguentemente, è una Corte che rischia di subire forti ed indebiti condizionamenti di carattere politico.
È per tutte queste ragioni che, assieme all’intero centrosinistra e a moltissime altre forze del mondo della cultura, del diritto e della società civile, è stato creato il Comitato “Salviamo la Costituzione” con la finalità di promuovere, attraverso la raccolta delle firme per l’indizione del referendum e, successivamente, attraverso la più ampia e diffusa partecipazione di cittadini al voto, una enorme mobilitazione popolare che, con lo strumento democratico del voto referendario possa cancellare una volta per tutte questa pessima riforma.

sabato, giugno 03, 2006

Sanità, corsa contro il tempo per gli aumenti

Roma, 3 giugno 2006 - Un mese di tempo per scongiurare l'aumento di Irpef e Irap per i cittadini della regione Lazio. Ma già mercoledì 7 giugno potrebbe essere una prima data importante riguardo alla questione. Proprio quel giorno, infatti, arriverà in Regione il responso di un tavolo tecnico che valuterà l'ammissibilità del piano stilato dalla giunta Marrazzo per evitare gli incrementi paventati dal ministro della Salute Livia Turco. Scongiurato il commissariamento, si fa strada l'ipotesi di un affiancamento del Governo per ridurre il deficit di 4 miliardi ereditato dalla giunta Marrazzo, come aveva chiesto lo stesso governatore qualche giorno fa. Solo dopo il 7 giugno, quindi, si saprà se i piani della Regione sono stati considerati fattibili. Solo successivamente all'approvazione del tavolo tecnico, infatti, il documento arriverà all'attenzione del governo, che dovrà pronunciarsi - entro il 30 giugno - sulla loro effettiva operatività e decidere se evitare l'aumento delle tasse o meno.Altre cinque regioni, oltre al Lazio, potrebbero vedere l'aumento di Irap e Irpef a causa dell'eccessiva spesa sanitaria: la Liguria, l' Abruzzo, il Molise, la Campania e la Sicilia. (RomaOne)

mercoledì, maggio 10, 2006

Giorgio Napolitano è il Capo dello Stato

Giorgio Napolitano è il nuovo presidente della Repubblica. Il nuovo inquilino del Colle è stato eletto con la maggioranza assoluta dei voti (543). Napolitano e' il quinto ex presidente della Camera che diventa presidente della Repubblica. Giovanni Leone e Oscar Luigi Scalfaro sono passati al Quirinale direttamente poco dopo la nomina alla presidenza di Montecitorio e, nel caso di Scalfaro, a succedergli sullo scranno piu' alto della Camera era stato proprio Napolitano. Leone invece era appena stato rieletto, ma era presidente della Camera gia' da 10 anni.Come Leone e Scalfaro, anche Gronchi e' passato direttamente dalla presidenza della Camera a, due anni dopo, quella della Repubblica. Invece, come oggi Napolitano, che era stato alla guida della Camera dal 1992 al 1994, anche Sandro Pertini fu eletto al Quirinale dopo aver completato il suo mandato alla presidenza della Camera (due anni dopo, nel suo caso). Tra i presidenti del Senato, invece, solo Francesco Cossiga e' stato poi eletto presidente della Repubblica. Enrico De Nicola ha fatto il cammino inverso ed e' diventato presidente dell'assemblea di Palazzo Madama nel 1951, tre anni dopo aver completato il suo mandato al Quirinale.Ottantuno anni, napoletano il candidato dell'Unione al Quirinale ha due figli, due nipotine e pochi selezionati hobby: il teatro e i libri antichi. Ecco l'identikit del Presidente:- ANNI: 81 (e' nato a Napoli il 29 giugno del 1925).- SEGNO ZODIACALE: cancro.- MOGLIE: Clio.- FIGLI: Giovanni e Giulio.- NIPOTI: Sofia (8 anni) e Simone (5 anni).- ESPERIENZE POLITICHE: deputato dal 1953, dal 1981 al 1986 e' capogruppo del Pci a Montecitorio; presidente della Camera dal 1992 al 1994; ministro dell'Interno (col governo Prodi) dal 1996 al 1998. Presidente della Fondazione Camera dei deputati e' senatore a vita dal 2005.- HOBBY: teatro(in gioventu' si e' anche cimentato come regista), cinema, libri e stampe antiche, soprattutto su Napoli. Apprezza le canzoni napoletane di Pino Daniele.- LINGUE: e' uno dei politici che conosce bene l'inglese. Quando gli alleati entrarono a Napoli ha anche fatto l'interprete. - VACANZE: a Stromboli, nelle Eolie.DUE VOLTE AL MESE NELLA SUA NAPOLIDa oltre dieci anni il neo presidente della Repubblica Giorgio Napolitano due volte al mese ritorna nella sua citta', Napoli. Da sempre sceglie il Grand Hotel Vesuvio e da sempre, dice lo staff dell'albergo, non ha mai preteso nulla. Gentile, rispettoso, quanto mai discreto, semplice nei gusti: cosi' lo definiscono. E se c'e' proprio uno cosa a cui non rinuncia, oltre a semplice frutta fresca, e' uno scrittoio, dove poter scrivere e leggere.Dal 1996, Napolitano solitamente soggiorna alla Suite Corona, terzo piano, vista sul Mare di Napoli e su Castel dell'Ovo, la stessa suite, con salotto e studio, dove soggiorno' Mitterand in occasione del G7.L'ultima volta che ha soggiornato al Grand Hotel Vesuvio e' stato lo scorso 7 aprile, in occasione delle elezioni politiche. DA CIAMPI LA PRIMA TELEFONATA La prima telefonata arrivata a Giorgio Napolitano subito dopo l'elezione a Capo dello Stato è stata di Carlo Azeglio Ciampi. Subito dopo, si apprende in ambienti parlamentari, la telefonata del segretario dei Ds Piero Fassino. (RomaOne)

venerdì, aprile 14, 2006

COMUNICATO STAMPA: SIMONE GARGANO, CAPOGRUPPO REGIONALE DEI POPOLARI UDEUR, LASCIA IL PARTITO

SIMONE GARGANO, CAPOGRUPPO REGIONALE DEI POPOLARI UDEUR, LASCIA IL PARTITO
Alla luce delle incredibili, gravi e artatamente fantasiose accuse mosse alla mia persona dallo pseudo Segretario regionale del Partito e, nella convinzione che la ricerca di “colpevoli” ai quali addebitare l’insuccesso elettorale vada individuata in tutt’altra direzione, ritengo opportuno rassegnare le mie irrevocabili dimissioni da Capogruppo e da iscritto ai Popolari Udeur del Lazio. Consiglio il Segretario Nazionale On. Clemente Mastella a valutare meglio le persone alle quali affidare il futuro del partito, perché con “questi santi non si và in paradiso”. Confermo la mia collocazione e quella degli amici che mi vorranno seguire nell’area di Centrosinistra “senza se e senza ma”, convinto che il nostro contributo sarà sicuramente utile al futuro Partito Democratico. Roma, 14 Aprile 2006

giovedì, aprile 13, 2006

La querelle sui brogli nei bunker della Cassazione. Decisione entro Pasqua


Roma, 13 aprile 2006 - Tutta la polemica sui presunti brogli e le irregolarità elettorali finisce in tribunale. I magistrati e le Corti d'Apello decideranno entro stasera sulle schede dubbie. Poi, sulle espressioni di voto non ancora assegnate toccherà deliberare all'Ufficio elettorale della Corte di Cassazione. Le schede si stanno accumulando al secondo piano del Palazzaccio e nei bunker arrivano anche i verbali delle votazioni dalle oltre 60mila sezioni elettorali. Berlusconi strepita, Prodi risponde piccato, ma intanto lo scrutinio della verità dovrebbe iniziare domani e concludersi entro Pasqua. Scrutinio della verità perchè sarà la Cassazione e il magistrato Giovanni Paolini a proclamare gli eletti della XV Legislatura. Intanto il servizio elettorale del ministero dell'Interno ha chiuso la sua missione e sta smobilitando. Pisanu ha dichiarato seraficamente che "la percentuale di voti non validi è diminuita fino al 66%".BERLUSCONI: "BROGLI". PRODI: "VADA A CASA"Ma tutto questo al momento non basta a placare le ire del premier. "Tanti brogli: sono fiducioso, il risultato deve cambiare...". Così si è espresso il premier Silvio Berlusconi conversando con i giornalisti uscendo da Palazzo Chigi. "Ma più che equamente divisi, sono brogli unidirezionali, assolutamente unidirezionali", ha aggiunto Berlusconi. Il premier ha chiarito di "averne parlato con il Capo dello Stato" nel suo colloquio di ieri sera. "Ci sono i verbali di 60 mila sezioni da verificare, uno per uno", ha aggiunto il premier, sottolineando che "il risultato deve cambiare perché ci sono brogli a non finire in diversi posti in tutta Italia. E questo emerge da cose precise. Pensavate di esservi liberati di me?". Prodi ha risposto a stretto giro di posta da Bologna: "Berlusconi continua a gettare veleno anche dopo la sconfitta. Dovrebbe andare a casa".IL LEADER DELL'UNIONE: "GOVERNO ENTRO MAGGIO""C'e' una maggioranza chiara. La legge elettorale non l'abbiamo fatta noi ma l'abbiamo subita e ci ha fatto vincitori chiari, ora faremo il nostro governo entro maggio". E poi: "Non ci saranno dimissioni anticipate di Ciampi''. Lo dice il leader dell'Unione Romano Prodi a Ss Apostoli dopo un colloquio al Quirinale con il capo dello Stato. Prodi dice che il colloquio ''e' andato molto bene''. Secondo la scaletta temporale discussa assieme a Carlo Azeglio Ciampi, l'incarico per il nuovo governo dovrebbe arrivare nella prima metà di maggio. Ancora incertezza invece sulla questione del secondo mandato del presidente della Repubblica. Prodi ha spiegato di non averne ancora parlato con il diretto interessato. Il professore ha poi spiegato di voler ridurre il cuneo fiscale di 5 punti entro un anno."VIA LE TRUPPE DALL'IRAQ""Ritireremo le nostre truppe dall'Iraq in accordo innanzitutto con il governo di Bagdhad ed invieremo un contingente civile per aiutare la ricostruzione delle infrastrutture e delle istituzioni irachene'', ha detto invece Prodi in un articolo per 'Le Monde', nel quale osserva che ''l'intervento in Iraq era ingiusto ed ingiustificato". Ma poi ha precisato: "Con gli Usa vogliamo mantenere un rapporto onesto e leale".
(Romaone)